Arazzi

L'Arazzeria Scassa dagli anni Sessanta produce arazzi in lana di altissima qualità, con una tecnica ad alto liccio esclusiva, che permette di realizzare ombreggiature e particolari impensabili con qualsiasi altra tecnica.


L’Arazzeria Scassa, collocata negli antichi locali della Certosa di Asti, è riuscita nel corso del tempo a fare propria la tradizione delle grandi produzioni artistiche del passato. Quando Ugo Scassa ottenne l’appalto per la tessitura di arazzi che avrebbero decorato le sale del transatlantico Leonardo da Vinci, la commissione giudicatrice era presieduta da Giulio Carlo Argan.


Il futuro dell’Arazzeria Scassa si giocò nel giro di pochi anni: la resa in arazzo della pittura contemporanea, soprattutto di quella astratta, fu una sfida e una scommessa. Furono necessarie scelte tecniche specifiche: gli arazzi non sarebbero stati creati con la tecnica dell’hachure, cioè l’accostamento di tratteggi di colori diversi, ma mescolando nello stesso passaggio filati di colori e tonalità differenti insieme, come se fossero un unico filo. In secondo luogo, si decise di proiettare l’immagine direttamente sui fili d’ordito, riportando a mano i contorni del disegno.


Si decise inoltre di lavorare dal dritto e non dal rovescio, come solitamente avveniva, permettendo alle tessitrici un confronto diretto e immediato tra modello e arazzo. Il primo passo di tutto questo lungo procedimento era un’analisi attenta dell’opera da tessere; immaginiamo l’arazziere chino per ore ad osservare un quadro di Paul Klee, per creare quello che l’Arazzeria Scassa produce da più di mezzo secolo.



Il glossario dell'arazzeria


Cartone è un bozzetto disegnato, raffigura le linee principali dell’opera che verrà realizzata.


Hachure o tratteggio, è una tecnica già conosciuta in età medievale, utilizzata ad esempio per l’arazzo dell’Apocalisse di Angers e nel XX secolo dall’artista francese Jean Lurçat. Consiste nell’inserire a pettine o a scalare due colori, per ottenere una sfumatura.


Liccio, ciascuna delle cordicelle ad anello a cui, nel telaio verticale (detto ad alto liccio proprio perché i licci sono in alto) e in quello orizzontale (detto a basso liccio in quanto i licci sono appunto in basso) sono legati a gruppi di 12 i fili dell’ordito, allo scopo di tenere separati i fili pari da quelli dispari.


Restauro, può essere di tipo conservativo e integrativo. Nell’Arazzeria, il restauro conservativo tende alla salvaguardia del tessuto, preservandolo da successivi danni. Il restauro integrativo provvede invece all’inserimento di stoffe, toppe o ricuciture.

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